martedì 30 gennaio 2018

Made in Italy, 2017


Regia di Luciano Ligabue, con Stefano Accorsi (Rico), Kasia Smutniak (Sara ), Fausto Maria Sciappa (Carnevale), Walter Leonardi (Nax)


Riko e Sara sono insieme da un vita: lui operai in un salumificio, lei parrucchiera. Tra loro c'è crisi, entrambi si tradiscono ma senza convinzione, così per noia. Intorno a loro una precarietà (di lavoro, di sentimenti) che impaurisce entrambi, ma dopo una manifestazione in cui la polizia carica lui e i suoi amici le cose cominciano a cambiare...





P.P.P (Piccola Premessa Personale)


Nell'ottobre 1998, a 18 anni, andai al cinema a vedere "Radiofreccia", diretto da Luciano Ligabue, prodotto da Domenico Procacci, con Stefano Accorsi. E' stato uno dei miei colpi di fulmine più forti in assoluto nella vita, un amore che dura ancora oggi invariato dopo tanti anni: "Radiofreccia" è probabilmente il mio film preferito, anche se non ho l'abitudine di dare una classifica numerica ai film e ai libri. Ogni volta che devo andare con la mente a un'immagine positiva e felice di me
Sono passati vent'anni e molte cose sono cambiate: io sono invecchiata (male);Accorsi e il Liga sono invecchiati (bene);non ci sono più i vecchi cinema e ora si va alla Multisala; non vado quasi più al cine al pomeriggio perchè avendo la macchina preferisco andarci di sera; non sono più amica dell'amica con cui ho visto per la prima volta "Radiofreccia"; non pago più il cinema in quanto uso solo i biglietti della Esselunga; sopratutto, una volta non c'erano i maledetti smartphone che oggi infestano le sale e prima o poi mi faranno finire in cronaca nera per aver distrutto qualcuno dei loro proprietari che continuano ad accenderlo durante il film.
Inevitabile quindi che le mie aspettative verso questo film fossero particolar, e non nego di essere entrata in sala emozionata, anche per le coincidenze di cui sopra.
Ecco come è andata!


Come da premessa sopra, dopo vent'anni si riunisce il trittico di Radiofreccia" e porta al cinema una bella storia tutto sommato molto simile alla precedente per alcuni aspetti, a partire dall'ambientazione (ancora Correggio), da alcune tematiche e svolgimento di esse e dai personaggi principali. Solo c'è più ottimismo, più voglia di reagire e di restare, nonostante la tentazione sia fortissima.
I personaggi potrebbero essere direttamente quelli del primo film cresciuti (collocazione temporale della storia permettendo): abbiamo un gruppo di amici cresciuti assieme nello stesso piccolo paese, gente che si conosce da una vita, che condividono gioie e dolori. Persone normali, senza picchi eccezionali nel carattere o nella personalità, ma proprio per questo uguali a noi, con i problemi e i dolori di tutti, In particolare il protagonista, Riko, è un operaio in un salumificio, sposato da anni con Sara, con un figlio ormai adulto e un dolore segreto per un altro figlio perso prima della nascita, amico di Carnevale e    da una vita: un uomo come tanti, con pregi e difetti, che si lamenta, che vorrebbe andarsene ma che poi resta e risolve i suoi problemi senza scappare. Mi è molto piaciuta la coppia di Riko e Sara perchè sono due persone autentiche, legati da un amore vero che affronta anche problemi molto gravi, e Kasia Smutniak è stata molto brava a rendere il suo personaggio di donna normale, concreta, solare, che c'è sempre; alla fine la vita li premia entrambi regalando un seconda occasione e una seconda consapevolezza, sia come singoli che come coppia.
Attorno a loro tutt il contorno di amici e personaggi vari, ognuno con le sue problematiche, e un contorno sociale di crisi e sfortuna che però non influenza più di tanto.
Colonna sonora ovviamente di Luciano Ligabue.
Concludendo, se pure il colpo di fulmine come con "Radiofreccia" non c'è stato, il film mi è piaciuto molto; e chissà che le conincidenze di cui sopra non mi comunichino qualcosa....

venerdì 26 gennaio 2018

Liberi Sognatori: Mario Francese, 2017



Regia di Michele Alahique, con Claudio Gioè (Mario Francese), Marco Bocci (Giuseppe Francese adulto), Romina Mondello (Laura Francese), Claudia Gusmano (Ninetta Bagarella), Orlando Cinque (Giulio Francese),Luigi Maria Burruano (Di Marco), Domenico Fortunato (Boris Giuliano), Pierluigi Misasi (Direttore del Giornale).



Mario Francese è cronista de "Il Giornale di Sicilia" dove si occupa della cronaca giudiziaria. A causa del suo lavoro entra quindi in contatto con il mondo della mafia, dapprima blandamente poi in maniera sempre più intensa: arriva addirittura a intervistare Ninetta Bagarella, moglie di Totò Riina e sorella di Leoluca Bagarella. Addentrandosi in questo mondo arriva a scoprire le manovre dei corleonesi per impossessarsi degli appalti pubblici italiani, e questo ne decreta la condanna a morte nel 1979...




Il secondo film del ciclo "liberi Sognatori" è dedicato a Mario Francese, giornalista ucciso nel 1979 mentre svolgeva un'indagine segreta    ; delitto rimasto impunito per molti anni fino a che verso la fine degli anni '90 i figli Giuseppe e Giulio non scoprirono gli articoli dell'inchiesta segreta che il padre stava portando avanti e facendo riaprire il caso, che portò poi effettivamente alla condanna di Totò Riina & soci.
Qui scorrono parallele due storie: quella di Mario Francese e quella di  Giuseppe Francese, il primo e più determinato dei figli mai rassegnato alla morte del padre, che metterà la sua vita al servizio della causa di fare giustizia; purtroppo il suo malessere sfocerà nel suicidio nel 2002, il giorno dopo aver ottenuto la sospirata sentenza. Del giornalista vengono messe in primo piano, oltre all'entusiasmo per la sua professione e la sua abilità in essa, la passione per l'etologia nel tempo libero, il carattere gioviale; del figlio Giuseppe, il dolore sepolto ma sempre presente per la morte del padre, al quale non è servito passare la vita a cercare di dimenticare: l'unico modo per "risolvere" in qualche modo la sua situazione è quello di far riaprire il caso trovando prove di quello che in realtà tutti sapevano....
Il film quindi scorre su questi due paralleli con due attori principali, Claudio Gioè che spesso ha interpretato questo tipo di ruoli, e Marco Bocci, bravi e in parte (di più il primo) che primeggiano sugli altri per ovvi motivi, in una storia che ricostruisce molto bene il clima di collusione e talvolta anche di favoreggiamento contro cui si venne a scontrare il giornalista.
Anche qui un buon film, a quanto pare non molto seguito per via del fatto che su Rai 3 Fazio ospitava Meryl Streep e Tom Hanks (per me quella è la causa), ma sicuramente valevole anche perchè Mario Francese è stato a lungo una figura dimenticata non solo dalla giustizia.






martedì 23 gennaio 2018

Devilman ( (デビルマン Debiruman), 1972




Regia di Masayuky Akeih e Tomoharu Katsumata, serie animata in trasmessa in Italia per la prima volta nel 1983  da   . Sigla dei Cavalieri del re.


Devilman è un giovane demone che viene mandato sulla Terra per far trionfare il Male. Per mettere in atto il suo piano Devilman si incarna in Akira, un ragazzo a cui ha in precedenza ucciso il padre, e che essendo rimasto orfano viene affidato ai coniugi Makimura, amici del padre. Akira si trasferisce a casa loro, ed è costretto a riprendere la vita di un normale adolescente umano, scuola compresa. Così facendo però il giovane demone sente prendere il sopravvento della sua parte umana, sopratutto quando si innamora di Miki, la figlia dei Makimura....


Scoperto quando ero alle medie- quindi non negli anni '80- nonostante il genere non sia mai stato tra i miei preferiti è stato un vero e proprio colpo di fulmine questo cartone tratto da un famoso manga degli anni '70 di Go Nagai, e di cui di recente hanno realizzato su Netflix "Devilman crybaby",  una nuova versione più fedele al fumetto, visto che questa versione già di base stravolge notevolmente la storia originale.
Del resto, a parte la figura del ragazzo in moto (che su di me ha sempre avuto un notevole fascino, lo ammetto), anche la trama del cartone sembra fatta apposta per strizzare un occhio al pubblico femminile, con la storia del demone dal lato umano che si innamora di una ragazza e per amore finisce per tradire la sua specie e mettersi dalla parte degli umani: un tipo di storia che oggi va molto di moda, ad esempio.
Non conosco il manga di persona ma so che il cartone è una versione molto leggera ed edulcorata della storia, sopratutto nel finale (che da noi è uno dei tanti non-finali presenti nei cartoni, nel senso che ad un certo punto si interrompe e stop); questo nonostante l'abbondanza di cruente scene da combattimento, cosa molto comune per i cartoni di quegli anni appartenenti al genere ( e a cui tutti siamo sopravvissuti).
La storia è abbastanza semplice, e si adegua ai canoni dei cartoni dell'epoca: Devilman (disegnato tipo robottone orrido tutto blu) è un giovane demone che viene ingaggiato da Satana assieme a tutti i demoni per conquistare la Terra; ovviamente dovrà inserirsi nel mondo degli umani portando discordia e odio in modo da renderli più deboli. Per farlo, si impossessa del corpo di un ragazzo di nome Akira, ed entrerà a far parte del mondo dello stesso: famiglia, scuola, amici ecc. Solo che stando a contatto degli umani comincia ad apprezzarli e ad esserne influenzato: è vero, hanno tante debolezze, ma sono anche capaci di sentimenti come amore e amicizia, e talvolta anche di atti di coraggio. Sentimenti che- man mano prevale la sua parte umana- anche lui comincia a provare, sopratutto l'amore per Miki, che inizia come un'amicizia "litigarella" e poi si trasforma man mano (anche se talvolta la ragazza appare insopportabile....). Come andrà a finire è facilmente intuibile, anche se come dicevo prima un vero finale non c'è. 
A un certo punto non manca nemmeno l'elemento comico, impersonato da Lala, una giovane demone invaghita di Devilman, che prendendo sembianze umane per ricondurlo all'ovile infernale, si metterà in competizione con Miki, per poi inevitabilmente passare anche lei dalla parte degli umani. 
Il cartone in Italia ha avuto vita travagliata: se dapprima era odiato dai fan del manga per la poca attinenza- anche grafica- con l'originale, poi è stato odiato da varie associazioni dei genitori che hanno per anni bloccato la sua messa in onda, per via delle scene di violenza. Recentemente è uscito in DVD (io subito ho fatto la raccolta).
Che dire, io l'ho adorato! E la sigla dei Cavalieri del Re mi fa emozionare ancora oggi, che sono una "vecchiona" di 38 anni....





domenica 21 gennaio 2018

Biutiful, 2010



Regia di Alejandro Gonzalez , con Javier Bardem (Uxbal),Maricel Alvarez (Marambra), Hanaa Bouchaib (Ana),Guillermo Estrella (Mateo).
 
 
Uxbal è uno spagnolo che come mestiere fa lo sfruttatore di manodopera clandestina; ma è anche un uomo che ama profondamente la sua famiglia (composta da due figli piccoli e da una moglie da cui è separato e che soffre di evidenti disturbi mentali) e soprattutto è un uomo che sta per morire: infatti gli hanno diangostiato un tumore che gli dà non più di due mesi di vita.
Da quel momento per Uxbal diventa primario cercare di sistemare i figli, nel frattempo si pone inevitabili domande sul senso della vita e cerca un ricongingimento col padre morto prima che lui nascesse…
 
 
Mi rendo conto che racconta così non è un granchè come trama, ma questo film merita davvero  di essere visto, nonostante la notevole dose di sfighe e disgrazie che permeano l’atmosfera.
In una Spagna ben lontana dal Paese solare, allegro, cosmopolita e aperto che siamo abituati a vedere nei film e nell’immaginario comune, la realtà che cui presenta il regista è una realtà fatta di povertà materiale  e morale, che coinvolge un po’ tutti i personaggi della storia; tutti degli sconfitti che si arrabattano come possono per tirare avanti.Unico faro sono proprio i sentimenti fortissimi che Uxbal prova per i figli, che potrebbero persino sembrare incredibili in un umo che vive sfruttando la miseria e il dolore altrui in uno dei modi più biechi; ma forse nemmeno lui ha avuto altra scelta, al punto che in varie occasioni dimostra sentimenti umanitari e di solidarietà nei confronti dei poveretti che sfrutta.
Javier Bardem interpreta Uxbal in maniera a mio avviso perfetta, calandosi interamente nel ruolo e tratteggiando il ritratto di un uomo sconfitto ma in fondo riscattato dall’amore per i due figlioletti, per i quali cerca di costruire un futuro migliore anche a dispetto del poco tempo che gli resta. Una figura a suo modo positiva, certamente più di quella del losco fratello o della moglie malata di mente seppure per quest’ultima valgono tutte le attenuanti del caso.
Per il ruolo in questo film Javier Bardem ha ottnuto quest’anno una nomination all’Oscar come migliore attore protagonista.






venerdì 19 gennaio 2018

Liberi Sognatori: A testa alta- Libero Grassi, 2017




Regia di Graziano Diana, con Giorgio Tirabassi (Libero Grassi), Michela Cescon (Pina Grassi), Diane Fleri (Alice Grassi), Carlo Calderone (Davide Grassi), Fulvio D'Angelo (Francesco Madonia).

1991: Libero Grassi, piccolo imprenditore proprietario di una fabbrica di pigiami, rfiuta di pagare il pizzo richiesto dalla mafia alla sua attività e decide di rendere pubblica la sua denuncia contro un sistema che permette questo tipo di pratica utilizzando i media: dapprima pubblicando una lettera sul "Giornale di Sicilia", poi andando in televisione ospite della trasmissione tv "Samarcanda"
Sostenuto dalla moglie Pina e dai figli Alice e Davide, l'imprenditore è convinto che otterrà la solidarietà degli altri commercianti vittime di questa pratica mafiosa, ma purtroppo le cose andranno in modo diverso..


La serie "Liberi sognatori" è composta da quattro film, ognuno dedicato a un personaggio che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia: il primo è dedicato a Libero Grassi, piccolo imprenditore ucciso nel 1991 per aver denunciato pubblicamente l'usanza (si fa per dire) del cosiddetto "pizzo" e l'indifferenza spesso delle istituzioni.

Due anni fa la Rai aveva prodotto un ottimo film dedicato a Libero Grassi, stavolta interpretato da Giorgio Tirabassi, un attore fisicamente poco somigliante al personaggio reale ma comunque molto bravo e intenso, che già aveva interpretato Paolo Borsellino nel film tv del 2016. 

Come sapete amo molto questo tipo di film e trovo che siano molto utili sia per ricordare figure spesso dimenticate e farle conoscere a chi non le conosce, sia per diffondere esempi positivi di educazione civica sopratutto fra i più giovani.
Devo dire che tra i due ho preferito quello della Rai, anche questo tuttavia non mi è dispiaciuto, non solo per l'interpretazione di Tirabassi ma anche per come è ritratto il clima generale in cui si svolge la vicenda: un clima apparentemente tranquillo, ma in realtà intriso di omertà e paura perchè i mafiosi non agiscono apertamente con violenza, ma in modo molto più subdolo: a volte avvicinano la vittime fingendosi ispettori, o amici che vogliono dare consigli, altre volte come "mediatori" che ti vengono incontro....sempre comunque tessendo una tela che si stringe sempre più attorno al malcapitato. Libero Grassi è cosciente di questa realtà e sa che cedere significa anche svendere la propria dignità di persona libera, accettare di farsi controllare dagli altri. 
Un film valido e sicuramente da vedere.





martedì 16 gennaio 2018

La maschera di Zorro (The mask of Zorro), 1998



Regia di Martin Campbell, con Antonio Banderas (Alejandro Murieta), Anthony Hopkins (Diego de la Vega), Catherine Z- Jones (Elena Montero), Stuart Wilson (Rafael Montero).





California, 1821: il crudele governatore della California Rafael Montero scopre la vera ide tità di Zorro, lo spadaccino giustiziere amico dei poveri: è Don Diego De la Vega. Dopo averlo arrestato e rinchiuso in prigione, per vendetta incendia la sua casa causando la morte di Esperanza, la moglie di Diego, e prendendo con sè la figlia neonata Elena spacciandola per sua propria figlia.
Vent'anni dopo Don Diego riesce a fuggire, con lo scopo di vendicarsi di Montero






Rivisitazione moderna (ormai datata 1998) di uno dei personaggi più amati in assoluto; una rivisitazione che non fa rimpiangere i film più classici e può piacere a tutti gli appassionati di Zorro, visto che ha avuto giudizio positivo anche da mio papà, fans sfegatato e oltretutto non proprio amante di quelli che lui chiama "film moderni"! (sic!)
A dire la verità non ho molto gradito l'incipit: forse sarò troppo purista, ma non ho molto capito il senso di mettere Hopkins come Zorro vecchio, stanco, segnato dalle disgrazie che vuole trovare un "erede" che lo vendichi...potevano fare che era un' altro personaggio, Zorro lo avrebbe aiutato comunque no?
Comunque sia la scelta è stata questa, e passandoci sopra il film è molto godibile, per alcuni aspetti mi ha ricordato "I tre moschettieri" con Gene Kelly, uno dei miei film favoriti di quando ero piccola: un mix di avventura, sentimento e divertimento, con protagonisti ben tratteggiati come personaggi e ben interpretati dai rispettivi attori. Tutto sommato una cosa semplice in stile classico, quindi sempre apprezzabile a mio avviso. In più, una forte presenza femminile con il personaggio di Elena, un'eroina bella e coraggiosa, educata come una gran signora ma allo stesso tempo dal temperamento indomito e niente affatto predisposta alla sottomissione.

Come da trama, ci viene presentata inizialmente una versione inedita di Zorro: l'originale è un uomo vinto dalle sofferenze e roso dal desiderio di vendetta, che vedrà una forma di riscatto nel "passaggio di testimone" con un erede più giovane e altrettanto motivato (deve vendicare la morte del fratello, anch'egli vittima di Montero); alla fine il rapporto sarà molto simile a quello padre-figlio e sancirà l'effettiva nascita di un nuovo Zorro. Ho trovato Antonio Banderas (primo attore di origine ispanica a interpretare il personaggio) davvero ottimo nella sua interpretazione: bello, atletico, simpatico e sbruffone al punto giusto, perfetto in coppia con la bellissima e intrepida Catherine Z- Jones; altrettanto bravo Anthony Hopkins nel ruolo dell'anziano mentore. Insomma un  trio perfetto per questo tipo di film.
Il film è stato girato in Messico e ad Orlando (Florida); nel 2005 ha avuto un seguito "The legend of Zorro", che seppure di minore successo mi è sembrato altrettanto meritevole.







Dolores O' Riordan

Certo non è un personaggio cinematografico, ma da ex ragazza degli anni '90 non posso  non mettere un ricordo di questa cantante....purtroppo scomparsa troppo presto.
Come tutti saprete infatti è morta a 46 anni Dolores O?Riordan, la cantante dei Cranberries, gruppo irlandese tra i più noti degli anni '90.
La cantante era nata a Limerick nel 1971 ed era entrata a far parte del gruppo nel 1990; nel 2003 aveva lasciato il gruppo per tentare la carriera da solista, rientrando però nel 2009.
Tra le hit dei Cranberries: "Just my imagination", "I just shot John Lennon", "Ode to my family", "Zombie", "Saving Grace", "What's on my mind", "Wake up and smell the coffee", "Salvation".








lunedì 15 gennaio 2018

Novello Novelli

Il 10 gennaio è morto all'età di 88 anni l'attore Novello Novelli.
Nato nel 1930 a Poggibonsi, dopo aver lavorato come geometra aveva esordito negli anni '80, molto spesso in film di registi toscani.
Lo ricordiamo in "Io, Chiara e lo scuro" (1983), "Il signor Quindicipalle" (1998), "Tutta colpa del Paradiso" (1985), "Caruso Pascoski di padre polacco" (1988),"La mia vita a stelle e strisce" (2003), "Ridere fino a volare" (2012), "Cari fottutissimi amici" (1994), e molti altri.
Ha interpretato anche ruoli in alcune fiction, tra cui "Don Matteo", e "I Cesaroni".




domenica 14 gennaio 2018

L'isola di Pietro, 2017




Regia di Umberto Caertani, con Gianni Morandi (Pietro Sereni), Chiara Baschetti (Elena Sereni), Michele Rosiello (Alessandro Ferras), Cesare Bocci (Giovanni Pavani), Cosima Coppola (Annalisa Mura), Cecilia Dazzi (Ines Fadda), Alma Noce (Caterina Rovandi), Daniele Rampiello (Fabrizio), Marta Jacquier (Diana Piras), Clotilde Sabatino (Grazia Rovandi), Ninni Bruschetta (Enrico Rovandi).


Isola di San Pietro (Sardegna): il pediatra Pietro è un punto di riferimento per la comunità dove ha sempre vissuto e operato, facendo nascere e curando i bambini dell'isola. E' vedovo da molti anni e padre di Elena, commissario di polizia che da quindici anni vive fuori dall'isola.
Una mattina, mentre Pietro fa jogging sulla spiaggia, la Vecchia Tonnara (trasformata in un pub) esplode mentre si sta tenendo al festa di fine anno dei ragazzi del liceo; quattro di loro muoiono, e una è in coma.
Sul caso indaga Alessandro, ex fidanzato di Elena e anche lui commissario di polizia: la sospettata numero uno è Caterina, una ragazzina che alcuni dei ragazzi presenti stavano tiranneggiando con atti di bullismo. Saputo ciò Elena rimane a indagare, prendendosi a cuore la sorte di Caterina....




Gianni Morandi torna sul set dopo tanti anni con uan bella fiction di tipo "giallo" dal titolo un po' evocativo- come non pensare subito al più famoso "L'isola di Arturo" di Elsa Morante?- ma dal tema ovviamente diverso.
Pietro è un medico pediatra a Carloforte, sull'Isola di San Pietro: come da trama, è un punto di riferimento per la sua comunità, dove è conosciuto e amato da tutti. Tipico personaggio "morandiano" quindi, a cui l'interprete ha anche dato- di sè stesso- la passione per il jogging: e difatti è proprio con Pietro che sta facendo jogging sulla spiaggia che inizia la storia. All'improvviso, un terribile scoppio: è saltata per aria la Vecchia Tonnara, un locale frequentato dai ragazzi del posto, molti di loro sono feriti o intrappolati all'interno. Pietro aiuta a tirarli fuori e subito dopo in ospedale si prodiga aiutando gli altri medici, ma quattro di loro non ce la fanno e una ragazza rimane in coma.
Ines, preside della locale scuola media e amica di Pietro, avverte subito sua figlia Elena, una poliziotta che da 15 anni non mette piede sull'isola: vive a Roma e forse si trasferirà a Londra per lavorare nell'Interpol. Per Elena tornare sull'isola per accertarsi della salute del padre è un passo davvero forte: ci viene presto raccontato che il motivo per cui la ragazza aveva lasciato l'isola è perchè era rimasta incinta appena 15enne  subito dopo la morte della madre, e non volendo dare pensieri al padre si era trasferita da una zia, dando in adozione la bimba nata in seguito. Ci viene subito chiarito anche che la bimba in questione è Caterina, la ragazzina principale sospettata d aver provocato lo scoppio per vendicarsi di atti di bullismo subiti da alcuni dei ragazzi presenti. Elena decide di restare ad indagare per scagionare Caterina- della cui innocenza è convinta- e da qui prendono il via una serie di avvenimenti spesos concatenati che porteranno alla luce verità scomode, dato che ogni personaggio-anche il più insospettabile- non è davvero come apparentemente sembra e ognuno nasconde dei segreti. 

I più fragili ed esposti sono i giovanissimi, spesso vittime inconsapevoli delle trame degli adulti ma rispetto a loro più capaci di trovare la forza di ribellarsi alle cose sbagliate, e proprio per questo più esposti: infatti durante la visione mi è capitato spesso di pensare che Carloforte non fosse proprio un luogo per giovanissimi, visto tutto ciò che capita loro! 
Gli attori mi sono piaciuti e sembrati tutti in parte, ovviamente non posso non avere una preferenza per Gianni Morandi e per il suo personaggio totalmente positivo ma anche umano nei suoi errori, ho apprezzato molto anche l'attore che interpreta Nabil e tutti i ragazzi. 
Menzione speciale per la bellezza dell'isola.

P.S: tramite Fb ho mandato un messaggio a Gianni Morandi per complimentarmi riguardo alla fiction, e lui mi ha gentilmente risposto ringraziandomi e anticipandomi che a breve girareranno anche la seconda serie...




giovedì 11 gennaio 2018

Come un gatto in tangenziale, 2017

 Regia di Riccardo Milani, con Antonio Albanese (Giovanni ), Paola Cortellesi (Monica), Sonia Bergamasco (Luce), Alice Maselli (Agnese), Simone De Bianchi (alessio), Claudio Amendola (Sergio), Alessandra e Valentina Giudicessa (SueEllen e Pamela).



Giovanni lavora per una think Tank che si ripropone come obiettivo principale quello di riqualificare le periferie. L'uomo vive con la figlia 13enne Agnese, mentre la ex moglie Luce si è momentaneamente trasferita in Provenza per coltivare lavanda.
I solidi principi di uguaglianza sociale con cui i due ex coniugi hanno cresciuto la figlia vengono messi a dura prova quando Agnese presenta al padre il fidanzatino Alessio, che vive in una borgata romana tra le più disagiate assieme alla madre Monica, che si arrabatta in mille modi, e alle zie Pamela e Sue Ellen, disoccupate con la mania del furto compulsivo, mentre il padre Sergio è in carcere.
Se però Giovanni non accetta tale situazione anche Monica dal canto suo non fa salti si gioia, consapevole della diversità tra i due ambienti....


Il mio primo film al cinema del 2017 è questa simpatica commedia su un tema non certo nuovissimo (il contrasto tra borgatari delle periferie e radical chic che parlano a nome loro ma vivono in quartieri ricchi), ma narrato con una comicità garbata che lascia spazio anche alla riflessione.
Abbiamo ovviamente due protagonisti che più diversi non si può: da una parte Giovanni ex contestatore appartenente alla Roma- bene che si impegna per le periferie senza evidentemente avere cognizione di cosa sta effettivamente trattando; dall'altra Monica, borgatara dalla vita segnata da fin troppe sfortune, che grazie a lavoretti precari mantiene sia il figlio 13enne che le due sorelle disoccupate e Leosini-dipendenti (non perdono una puntata di "Storie maledette"). Due persone che non si incontrerebbero mai se non fosse per il "primo amore" dei rispettivi figli, che in barba alla diversità dei rispettivi ambienti d'origine incominciano una storia d'amore. In pochissimo tempo viene fuori l'ipocrisia di Giovanni, che assieme alla ex moglie Luce ha educato la figlia inculcandole principi di liberalità e uguaglianza sopratutto verso quelli che ritiene "gli ultimi", ma che evidentemente non ha mai conosciuto; anche Monica d'altra parte, non è priva di pregiudizi: anche lei ritiene che chi sta bene è stronzo ed egoista, e così è sicura che Agnese farà soffrire suo figlio. In effetti l'unica cosa che i due hanno in comune da subito è proprio la contrarietà alla relazione. 

Pian piano però, frequentandosi quasi per caso per amore dei ragazzi, inevitabilmente i due si avvicineranno: sono entrambi genitori single, entrambi con speranze e sogni della gioventù falliti...insomma avverrà la contaminazione di cui Giovanni ha tanto parlato riguardo alle periferie ma non ha mai conosciuto, e che invece Monica vive ogni giorno  a causa dei vicini stranieri che cucinano cibi puzzolenti, o di quellu che parcheggiano la roba sul pianerottolo.
Molto bravi entrambi i protagonisti, la spalla Sonia Bergamasco nel ruolo della tipica radical chic che lo scontro con la realtà butterà molto giù, e sopratutto due personaggi abbastanza particolari- a mio avviso: le gemelle SueEllen e Pamela (si capisce subito l'origine dai nomi), sorelle di Monica, disoccupate con la mania del "furto compulsivo" di qualunque cosa capiti loro sottomano e Leosino- dipendenti, visto che non perdono una puntata di "Storie maledette": e proprio per questo Franca Leosini - personaggio imitato più volte dalla Cortellesi- appare in un piccolo cameo nel ruolo di sè stessa.
E poi insomma....Roma è sempre Roma, anche nelle borgate!


domenica 7 gennaio 2018

La freccia azzurra, 1995

 Regia di Enzo D'Alò, con le voci italiane di: Dario Fo (Scarrafoni), Lella Costa (la Befana), Alida Milana (Francesco), Monica Bertolotti (Spicciola), Vittorio Amandola (Capitan Mezza Barba),Ilaria Lantini (Barbara e Carlotta),Rino Bolognesi (Penna D'Argento).





E' il pomeriggio del cinque gennaio e i bambini aspettano trepidanti la mattina dopo, quando troveranno nelle proprie case i doni portati loro dalla Befana: tra di loro c'è Francesco, un piccolo orfano che ha chiesto alla Befana la "Freccia azzurra", un trenino che somiglia a quello su cui lavorava il suo papà.
Purtroppo la Befana è costretta a mettersi a letto da una brutta influenze e ordina di sostituirla al suo aiutante, il dottor Scarrafoni; il quale però è malvagia e non solo ha intenzione di portare i doni solo ai bambini ricchi che possono permettersi di pagare molti soldi, ma addirittura ha in mente un piano per detronizzare la Befana e impossessarsi di tutto il suo negozio!
I giocattoli presenti però sono a conoscenza delle cattive intenzioni dell'uomo e appena cala il buio decidono di scappare per recarsi loro stessi dai bambini...


Tratto dall'omonimo racconto (1964) di Gianni Rodari, è il primo lungometraggio dello studio di animazione "Lanterna Magica" e fu realizzato dopo quattro anni di lavoro. E' un bel film d'animazione, garbato, pulito, con belle immagini e un'aria un po' retrò che a mio avviso non guasta. Nel suo non avere pretese realizza un film semplice ma molto bello e con messaggi importanti, ancora oggi molto amato dai bambini. I personaggi sono carini e simpatici, in stile un po' classico lontano da quei giocattoli moderni che già avevano fatto capolino in "Toy story" l'anno precedente, ma comunque dotati ancora di grande fascino per i bimbi: bambole, indiani, trenini, barchette....tutti insieme in una spettacolare avventura con lo scopo di salvare la notte della Befana dal cattivone di turno , il perfido e assieme comico dottor Scarrafoni (unica prova che abbia mai apprezzato del per me non compianto premio Nobel Dario Fo).
Il film vinse il David di Donatello nel 1997 come migliore colonna sonora (autore, Paolo Conte).





venerdì 5 gennaio 2018

Papà diventa nonno (Father's little Dividend), 1951



Regia di Vincente Minelli, con Spencer Tracy (Sandro Banks), Liz Taylor (Carla Banks), Joan Bennett (Lydia Bansk), Don Taylor (Poldo), Billie Burke (Dora), Moroni Olsen (Alberto).


Un anno dopo le nozze di Carla e Poldo, papà Sandro sembra avere finalmente accettato la separazione dall'adorata primogenita, a tal punto che per la pensione coltiva progetti di viaggi assieme alla moglie Lydia. Tuttavia i suoi progetti sono destinati a essere sconvolti da un altro terremoto: Carla annuncia di aspettare un bambino!
Se il periodo della gravidanza - tra invadenza dei suoceri e liti fra i giovani sposi- sembra difficile al povero Sandro ancora non sa cosa l'aspetta con la nascita del nipotino, col quale da subito sembra esserci una reciproca antipatia....




Seguito del celebre "Il padre della sposa" (1950), riprende le  tragicomiche avventure del povero Sandro Banks, marito e padre felice che ci regala il suo punto di vista sulla quotidianità della vita familiare. Come ricorderete dal precedente capitolo, la primogenita Carla ha sposato Poldo; un anno dopo, le ansie del papà per la felicità della figliola si sono ormai dissipate visto che Carla è felicissima nella sua nuova vita familiare. E proprio quando Sandro in vista della pensione comincia a fare progetti di viaggi e di cose che non ha avuto tempo di fare in tutti questi anni.....arriva la notizia bomba: Carla e Poldo aspettano il primo figlio!
Nella baldoria generale Sandro vede infrangersi improvvisamente tutti i suoi sogni avventurosi, e inoltre comincia a sospettare di star diventando vecchio...quando nasce il piccolo poi non è certo amore a prima vista: ogni volta che solo si avvicina lui piange!Ma col tempo e la conoscenza sarà amore totale...
Un bel film classico come oggi non ne fanno più, molto gradevole, garbato e divertente, che inoltre a mio avviso nei vari personaggi descrive perfettamente ciò che accade in molte famiglie alla notizia dell'arrivo del primo nipote: nonni che- pur con le migliori intenzioni- diventano invadenti e mettono becco su ogni aspetto della vita dei futuri genitori, cercando con la scusa dell'esperienza di imporre il loro volere e mandando in confusioni gli sposini, già confusi di loro. In tutto quest marasma l'unico che porta un po' di calma è proprio l'agitato Sandro, che però sa tenere per sè le proprie preoccupazioni e porsi nel modo più giusto per aiutare figlia e genero.
Inutile dire che gli attori sono ottimi, persino quelli con ruoli più piccoli come i due figli minori dei Banks o la domestica di colore; insomma un film che ho visto davvero volentieri! Peccato per la terribile abitudine (nonostante la dittatura fascista fosse finita già da un pezzo!) di tradurre in italiano i nomi originali americani; che già di per sè la cosa è ridicola, ma poi....che male avrà fatto quel povero Poldo per affibbiargli un nome del genere?!





martedì 2 gennaio 2018

Dickens, l'uomo che inventò il Natale (The man who invented Christmas), 2017


Regia di Bahrat Nalluri, con Dan Stevens (Charles Dickens), Christopher Plummer (Ebenezer Scrooge), Morfyd Clark (Kate Dickens), Jonathan Pryce (John Dickens).





Rientrato in patria dopo una trionfale tournèè americana, lo scrittore Charles Dickens è in piena crisi: carico di debiti, con la moglie in attesa di un nuovo figlio e la famiglia d'origine che si installa in casa sua aumentandogli le spese, e senza idee per una nuova storia nonostante l'editore chieda in maniera sempre più pressante un nuovo libro.
Per fortuna l'ispirazione arriva grazie ai racconti di Tara, una giovane domestica irlandese: Dickens la sente raccontare una storia di fantasmi ai suoi figli e, dato che si avvicina il Natale, decide di raccontare una storia di fantasmi ambientata alla vigilia di Natale. Si mette subito all'opera ma le difficoltà non sono di poco conto....



Ultimo film visto al cinema nel 2017: per traghettarmi nel 2018 non potevo non scegliere un film che parla di uno dei miei scrittori preferiti e di alcuni dei miei personaggi preferiti, con ambientazione temporale (Il periodo natalizio) e fisica (la Londra vittoriana) tra le mie preferite.
Sono quindi andata a colpo sicuro e non ne sono rimasta affatto delusa: è un film tutto sommato semplice ma molto bello, una vera storia natalizia non priva di ombre, visto che si narra anche la parte in cui Dickens undicenne venne mandato a lavorare presso una fabbrica di lucido da scarpe  per ripagare i debiti del padre; lavoro svolto ovviamente in condizioni di schiavitù come purtroppo accadeva ai bambini all'epoca, e che in seguito diventò uno dei tempi portanti dell'opera dello scrittore.
Troviamo Dickens già scrittore affermato ma con vari problemi: le vendite dei precedenti libri non sono state poi così soddisfacenti a dispetto della fama dell'autore e ciò sta causando alla famiglia grosse difficoltà finanziarie che però pare lo stesso Charles nasconda alla moglie Kate visto che essa stessa vive come se non ci fossero problemi. Le preoccupazioni non aiutano certo la fantasia dello scrittore che non riesce più a trovare un'idea per un prossimo libro; ad aggravare la situazione, piombano in casa i genitori dell'autore e la famiglia della sorella, tutti a farsi mantenere ovvio!
Se però la famiglia della sorella è ben accetta in quanto il cognato sta cercando un impiego e quindi non è proprio uno che vive a scrocco, i signori Dickens seppur simpatici non badano a spese anche se i soldi non sono i loro (e oltretutto viene specificato che Charles già ha comprato loro una casa in campagna e li mantiene con una rendita!); la cosa verrà risolta nel finale in maniera accomodante e simpatica per tutti, ma dà a mio avviso una buona idea di come furono realmente i rapporti con la famiglai d'origine dell'autore, già segnato dalla terribile esperienza infantile.
Le scene più belle però sono quelle in cui i personaggi di quello che diventerà il classico più amato sul Natale prendono vita nella mente dell'autore raccontandosi e raccontando la loro storia: su di tutti emerge, ovviamente, Ebenezer Scrooge, l'avaro egoista a cui la notte di Natale appariranno tre spiriti che cambieranno la sua vita. Ho trovato tutti gli attori molto bravi nel caratterizzare i loro personaggi, dando vita a una storia vivace ma anche profonda, tenera e commovente: non mancano infatti i momenti di riflessione sulla povertà e sulle condizioni di vita dei meno fortunati.
Riguardo al titolo, Dickens non è stato certo l'uomo che ha inventato il Natale, che esisteva già da prima e con lo stesso significato di oggi (altrimenti lo stesso autore non avrebbe potuto usare quel periodo come ambientazione per il suo racconto), ma sicuramente la sua rappresentazione ha inciso molto sulla cultura a partire dalla sua stessa epoca (basti pensare a quanti film sono stati girati con ogni possibile variazione).
Buon anno a tutti!








lunedì 1 gennaio 2018

Dieci anni fa...

Ed eccoci arrivati alla fine del 2008!Quest’anno , tirando le somme, posso finalmente dire che è stato un anno abbastanza impegnativo ma per fortuna positivo:ho perso 18 kg grazie all’operazione che ho fatto, certo con molti sacrifici, ma i sacrifici non importano quando ci sono i risultati.Ciò mi sta aiutando molto, anche se la strada è ancora lunga e piena di ostacoli…per quanto riguarda il lavoro mi è andata bene fino a giugno, avendo lavorato in maniera continuativa e in una scuola che mi è piaciuta molto, con persone che mi hanno aiutato tanto e con cui mi sono trovata bene.Tutto ciò(insieme ai complimenti ricevuti da alcuni genitori) ha contribuito a risollevare la mia autostima in campo lavorativo(anche se non di molto), che dopo il precedente,disastroso incarico era a livello non terra,ma sotto terra!

Mi sono iscritta a Facebook, grazie a cui ho ritrovato le mie amiche Alessia ed Erica.

Con la psicologa finora non ho fatto grandi passi avanti (per questo ormai penso che non ci andrò più), ma parlare con qualcuno di alcune questioni ha contribuito un poco a ridimensionare la mia visione su alcune cose.

Devo cercare di lavorare molto su me stessa e di impegnarmi di più, soprattutto di sforzarmi di impegnarmi di più, soprattutto per resistere al cibo…gli alti e i bassi ci saranno sempre,però devo arrivare a fare in modo che i secondi siano meno dei primi.

Sul fronte informatico,ho imparato un sacco di cose:districarmi col codice HTML,inserire premi,video e altro…il prossimo passo sarà comprare online? J

Buoni propositi in particolare non ne faccio, perché sono sempre inutili, anche se qualcosina in mente ce l’ho:



1-     Dimagrire sempre di più, soprattutto non vanificare i risultati ottenuti;

2-     Imparare a comprare online;

3-     Essere più presente sui miei blog (soprattutto devo fare di più su ISN’T IT ROMANTIC ?),e su quelli degli amici




Sono cose sciocchine, ma le cose importanti già le sapete,perciò non ve le ripeto!

Questo era quello che scrivevo sul mio blog dieci anni fa, alla fine del 2008. Un anno che è rimasto tra i più belli di questa mia vita non molto felice, un anno in salita ma una salita con tante soddisfazioni; se vogliamo un anno di speranza, come lo era stato dieci anni prima il 1998. 
A dieci anni di distanza, nulla è rimasto di quanto avevo realizzato o cominciato a realizzare: tutto è fallito miseramente, i kg in più li ho ripresi con gli interessi, le due amiche le ho perse, il lavoro è andato progressivamente peggiorando, non ho più gli amici di blog nè quel blog e del resto è meglio non parlarne perchè se ci penso mi sento male. 
Eppure ieri sera, al suono della mezzanotte, a casa da sola e guardando i fuochi alla finestra, ho avvertito una sensazione di leggerezza; il 2017 se n'+ andato portandosi via tutti i problemi e i dolori, e il 2018 è ancora vuoto. Ho deciso cosi di ripescare questo vecchio post come una sorta di rito scaramantico per questo nuovo anno.
Non voglio illudermi ma chissà....