martedì 20 settembre 2016

Eight days a week: the touring years (2016)



Regia di Ron Howard, con John Lennon, George Harrison, Paul McCartney, Ringo Starr, Brian Epstein, George Martin.



Dal 1962 (anno in cui si esibirono ad Amburgo) al 1966 i Beatles cambiarono il mondo con la loro musica: non a caso in quegli anni fu coniata l'espressione "Beatlemania" perchè un tale fenomeno a livello non solo musicale, ma anche d'immagine e mediatico, prima non si era mai visto, In quegli anni i quattro ragazzi di Liverpool girarono il mondo con i loro concerti, fino a dire basta nel 1966 non solo per varie difficoltà tecniche e per stanchezza ma anche perchè i singoli componenti stavano maturando....




 Biglietto prenotato per la prima serata (era da luglio che, periodicamente, andavo alla mutlisala chiedendo informazioni a riguardo che non mi sapevano dare visto il larghissimo anticipo con cui l cercavo...ma mica volevo correre il rischio di rimanere senza!) con un'altra amica beatlesiana arrivo lì gasatissima, portando orecchini dei Beatles perchè non mi è venuto in mente di indossare la maglietta Beatlesiana d'ordinanza come invece ho visto hanno fatto molte altre persone, compreso un bambino.Visto  con grande entusiasmo, bellissima ed emozionante serata Beatlesiana: Ho perdonato perfino quelli che accendevano lo smartphone durante la visione (e, se l'avete visto alla Multisala Oz di Brescia e siete stati fra quelli, vi avviso: avete rischiato grosso!). Ma i Fab sono i Fab e non si discute!
Con collegamento da Londra per la premiere (quasi un'ora di passerella di personaggi famosi + Paul e Ringo con Olivia Harrison e Yoko Ono senza una parola di sottotitoli... ma potevano almeno sprecarsi, eh!), si assiste a un bel documentario che sviscera i primi anni di formazione della band e sopratutto, gli anni in cui i Beatles girarono il mondo con i loro concerti.
Viene messo bene in risalto l'entusiasmo e l'energia dei quattro ragazzi durante le loro esibizioni nei primi anni, pian piano scemato per ovvi e naturali motivi: l stanchezza che subentrava dovendo mostrare per settimane di seguito lo stesso identico entusiasmo e mostrarsi (definizione loro) come un "animale con quattro teste perfettamente uguali", il fastidio davanti alle scene di isterismo e ai disordini spesso causati dalle migliaia di fans che accorrevano a vederli, la pressione subita per soddisfare le aspettative di tutti, l'interesse personale verso altre tematiche o verso altri sound (che poi svilupperanno nel corso della seconda parte della carriera). Lo stress di dover passare in pochi giorni in vari paesi del mondo, passando da un aereo all'altro, da un treno all'altro, da un albergo all'altro (nel filmato uno di loro racconta che spesso quando si svegliava faticava a ricordarsi dov'era esattamente).
La goccia che fece traboccare il vaso fu il concerto allo Shea Stadium   , durante il quale a causa del terribile frastuono provocato dal pubblico i Fab faticarono a sentirsi l'un l'altro nonostante fossero sullo stesso palco; da allora ciò che covava da tempo esplose e 
Il documentario è montato molto bene, e al contrario di quanto è stato pubblicizzato contiene molti pochi inediti, almeno per un vero beatlesiano; comunque sia è davvero emozionante ripercorrere assieme al regista e ai Fab la loro parabola ascendente e i loro anni migliori, sentire in maniera palpabile la loro semplicità e il loro entusiasmo e la gioia di vivere che trasmettevano (una delle cose per cui li ho amati fin da subito).
So che ci sono state molte critiche da puristi ed espertoni, ma a mio avviso questa è gente pedante non in grado di godersi la bellezza che in simile viaggio nel tempo trasmette. sono quelli di cui Ringo Starr diceva: mi ricordo che molte volte leggendo le recensioni dei critici "non capivamo ciò che loro dicevano che noi avevamo voluto dire"....








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