giovedì 3 settembre 2015

Anime nere, 2014



Regia di Francesco Munzi, con Marco Leonardi (Luigi), Peppino Mazzotta (Rocco), Fabrizio Ferracane (Luciano), Giuseppe Fumo (Leo),Barbara Bobulova (Valeria),Aurora Quattrocchi (Rosa).

Luciano, Luigi e Rocco sono tre fratelli calabresi, figli di un pastore ucciso dalla 'ndrangheta quando loro erano ragazzini; dei tre, solo Luciano vive ancora nella terra natale, facendo l'allevatore e mantenendosi lontano dalla criminalità. Luigi e Rocco, in campi e modi diversi, vivono comunque grazie all'illegalità, anche se il primo fa l'imprenditore a Milano e si illude grazie agli agi di essere comunque superiore.
Un giorno Leo, figlio di Luciano, che contrariamente al padre è pericolosamente attratto dalla malavita e da un concetto distorto dell'onore e del rendere giustizia al nonno ucciso anni prima, per sfida spara alcuni colpi di fucile sull'insegna di un bar protetto da un clan locale; decide poi di raggiungere gli zii a Milano, ma l'eco della bravata arriva anche lì....




Film sulla 'ndrangheta visto quest'estate al cinema all'aperto e tratto dal romanzo omonimo (2008) di   , è un film che ha moltissimi riferimenti alla cultura dell'Aspromonte, terra in cui la storia è ambientata.Non è un film semplice (per noi del Nord c'è pure il fatto del dialetto, anche se sono presenti i sottotitoli), ed è ancor più complicato perchè tra usi e costumi vi sono pure le leggi della ' ndrangheta che regolano una mentalità arcaica, quasi viscerale, e che purtroppo spesso finisce per coinvolgere anche chi tenta di starsene ben lontano (sopratutto, va detto, se in famiglia ci sono comunque già collegamenti e precedenti).
Il film racconta quindi un'escalation di violenza a cui è inutile opporsi, con la storia di tre fratelli molto diversi fra loro: il maggiore Luciano, ha costruito una vita e un'attività rifuggendo dalla criminalità e vivendo onestamente, al contrario dei due fratelli: Rocco, che si è dato una patina di rispettabilità pur vivendo di proventi illegali, di cui la moglie Valeria (milanese signora bene ch si troverà catapultata nell'ancestrale mentalità della 'ndrangheta tutto c'un botto) ingora (forse...) i traffici illeciti anche se sa qualcosina della famiglia d'origine del marito (e quindi avrebbe dovuto essere pure messa sull'avviso...) e Luigi, criminale in tutto e per tutto e vero modello per Leo. il figlio diciottenne di Luciano, che vede nello zio (che a sua volta vede in lui il suo erede) un eroe e invece considera il padre uno sfigato fallito, ingegnandosi a fare tutto il contrario di ciò che gli è stato insegnato. Il ragazzo sarà vittima della sua stessa scempiaggine, trascinando con sè tutta la famiglia in una concatenazione di eventi che è impossibile fermare.
L'atmosfera è cupa, il senso della tragedia è sempre in agguato, la tensione si taglia col coltello non solo per la storia in sè ma anche per la fotografia (colori scuri o sulle tonalità del grigio),, gli attori perennemente tesi anche nei momenti che dovrebbero essere in teoria di serenità (ritrovi familiari, ad esempio). Credo sia tutto calcolato al servizio della storia, in cui ritroviamo tra i protagonisti Peppino Mazzotta, il celebre ispettore Fazio del telefilm di Montalbano, in un insolito ruolo di cattivo, Barbara Bobulova nel ruolo di sua moglie e Marco Leonardi, ex Totò di "nuovo cinema Paradiso", nel ruolo del fratello apparentemente più cattivo.
Un film abbastanza insolito da un certo punto di vista anche per il suo genere, difficile da apprezzare e quindi...non consigliabile a tutti.








Nessun commento:

Posta un commento