giovedì 20 agosto 2015

Nuovo cinema Paradiso, 1988


 Regia di Giuseppe Tornatore, con Philippe Noiret (Alfredo), Salvatore Cascio (Totò bambino), Marco Leonardi (Totò giovane), Jacques Perrin (Totò adulto), Agnese Nano (Elena giovane) Pupella Maggio (mamma di Totò anziana),Antonella Attili (mamma di Totò giovane),Leo Gullotta (Ignazio),Leopoldo Trieste (padre Adelfo).

 Fine anni ’80: Salvatore Di Vita, famoso regista, torna al paese natale  Giancaldo, in Sicilia, per partecipare ai funerali di Alfredo, il vecchio proiezionista del cinema di paese che ha avuto un ruolo importante nella sua vita. Ripercorre così la sua vita, partendo dall’infanzia: il piccolo Totò ha una vera e propria passione sfrenata per il cinema, ma per la madre Maria, rimasta vedova con due figli piccoli, mantenere una famiglia negli anni del secondo dopoguerra è una grande fatica e i soldi per il cinema sono un lusso. Così Alfredo, il proiezionista si offre di prendere con sé il bambino durante le ore di lavoro, permettendogli di vedere tutte le pellicole che vuole e insegnandogli il mestiere…


Compie 25 anni (vabbè, in realtà li ha compiuti l'anno scorso) uno dei miei film preferiti, e uno dei più bei film italiani di tutti i tempi, oltre che il migliore omaggio alla settima arte.
Scusate la sviolinata ma davanti a questo film non posso assolutamente essere imparziale: il piccolo Totò che pianta i capricci per andare al cinema e colleziona pezzi di fotogrammi tagliati sono io da piccola (solo che io non ebbi la fortuna di conoscere un qualche Alfredo), Totò adulto che entra nel vecchio cinema ormai in disarmo sono io da adulta (l'ho fatto davvero, con uno dei miei cinema preferiti qui a Brescia ormai chiuso da anni), e tutto l'amore per il cinema di cui è permeata la pellicola sono sempre io in tutti questi 35 anni, dato che ho cominciato ad appassionarmi al cinema da piccolissima.
Se esistesse il film perfetto, penso proprio che "Nuovo cinema Paradiso" potrebbe essere questo film senza sforzo. 

Si ride e ci si commuove vedendo sullo schermo del vicende di un piccolo cinema di paese che diventa il crocevia di un mondo intero: amori, ossessioni, cambiamenti di mentalità e costumi col passare degli anni, incontri, amicizie, nascite, matrimoni....la storia di un'Italia più povera ma anche più ottimista e sognatrice, che sapeva divertirsi con poco ed entusiasmarsi per le storie raccontate sul grande  schermo, sia che fossero i capolavori del cinema neorealista che i film western o comici; riporta fedelmente il ritratto di un'epoca dove il cinema era un evento, un rito collettivo che coinvolgeva anche fisicamente lo spettatore (le sonore risate del pubblico, gli applausi e il tifo per il buono di turno, i commenti ad alta voce, persino- in una scena- una mamma che allatta i figlioletto), tutte cose oggi scomparse, uccise da troppa modernità, troppa tecnologia...da troppe cose che non sto qui a dire, altrimenti perdo di vista tutto il resto.
un'epoca in cui il cinema era un'esperienza collettiva, un'occasione di ritrovo, di svago, di conoscere un po' il mondo al di fuori del paesino; per Totò diventa addirittura l'occasione per imparare un mestiere che sarà la base dell sua futura carriera.
Il piccolo totò è il simbolo di tutto ciò, mentre Totò adulto è il simbolo della disillusione dolorosa non solo del personaggio (che ha avuto la carriera che desiderava ma ha anche una vita privata arida e vuota, tanto che lui stesso cnsidera ancora l'epoca dell'infanzia come la migliore della sua vita) ma anche qui- del Paese, che sta lentamente precipitando verso degrado e crisi. L'abbattimento del cinema Paradiso per farne un supermercato e le varie reazioni di coloro che vi assistono (il dolore di Totò, di Elena, di Spaccafico e dei "vecchi" contro l'indifferenza e il divertimento dei più giovani, che non hanno vissuto l'epoca del cinema) è, in questo senso, il vero finale del film, la scena che più simboleggia il passare del tempo. 

Lo spunto per mettere in scena tutto ciò è l'amicizia (forse, più un rapporto padre-figlio) tra il proiezionista Alfredo e il piccolo  Totò, che  diventerà suo compagno apprendendo i trucchi del mestiere, che gli salverà la vita e ne raccoglierà l'eredità come proiezionista; accanto a questi due straordinari personaggi, altri personaggi tutti straordinari nel loro piccolo: Maria, la mamma di Totò, interpretata da anziana da una straordinaria e bellissima  Pupella Maggio al suo ultimo ruolo (protagonista tra l'altro di un lungo e toccante monologo verso la fine che io ho fatto in tempo a vedere nella versione tv, ma che in DVD hanno tagliato, mannaggia!), Spaccafico il napoletano ("quello del nord" lo chiamano in paese) che vincendo alla Sisal acquisterà il cinema distrutto ridonandogli nuova vita, Ignazio il matto del paese (Leo Gullotta); il parroco Don Adelfo, sempre preoccupato della morale, tanto irreprensibile quando si tratta di censurare i baci tanto umano per il resto; Elena, l'amore perduto e mai dimenticato; Peppino, l'amichetto di Totò che il padre comunista sogna di vedere carabiniere, la cui famiglia se ne andrà in Germania per sfuggire alla miseria; lo spettatore di film melodrammatici che conosce a memoria "Catene"....il solito micrcosmo di paese presente in gran parte di cinema e letteratura, qui reso unico e forse un poco edulcorato. E poi loro, i due protagonisti interpreti dagli anch'essi ottimi Philippe Noiret e Salvatore Cascio,che per qualche tempo divenne il bambino più famoso in Italia, anche se la sua carriera proseguì dopo per solo un paio di film. 

La colonna sonora (per me una delle migliori in assoluto della storia del cinema) è uno dei capolavori di Ennio Morricone, che qui dà il meglio di sè realizzando temi che sottolineano in modo talmente intenso le scene da commuovere solo a sentirli: io per esempio, non so trattenere le lacrime nella scena in cui Totò, tornato per il funerale di Alfredo dopo tanti anni, viene accolto in una cameretta dove la madre ha raccolto i ricordi del cinema Paradiso, i suoi ricordi più cari. Ma non riesco a trattenermi nemmeno nella scena finale dei baci, o quando Totò, dopo aver ricevuto la notizia della morte del padre in guerra, passa davanti al manifesto di "Via col vento" e, guardando Clarke Gable (a cui Alfredo gli aveva raccontato che il padre assomigliava) dice "Ciao papà".
Ecco, mi sono svelata....e forse ho scritto anche troppo. Basti dire che di questo film mi sono innamorata al primo passaggio televisivo (ero alle medie), e ancora adesso nn lo guardo spesso per non emozionarmi troppo.
Probabilmente uno dei film che più ha meritato l'Oscar (vinto nel 1990,  come miglior film straniero) nella storia del cinema, oltre agli innumerevoli altri premi assegnatili.
Buon compleanno, cinema Paradiso!




Nessun commento:

Posta un commento