giovedì 3 aprile 2014

Per amore del mio popolo- Don Diana, 2014




Regia di Antonio Frazzi, con Alessandro Preziosi (Don Giuseppe Diana), Massimiliano Gallo (Antonio Esposito),Adriano Pantaleo (Francesco),Elena Margaret Starace (Teresa),Vincenzo Pennarella (Domenico),Gianluca di Gennaro (Carlo),Franco Barbero (Don Luigi).


Casal di Principe, primi anni '90: Don Giuseppe Diana è un sacerdote molto amato dai ragazzi, che al pensionamento di Don Luigi - il parroco in carica- diventa parroco egli stesso ereditando una parrocchia purtroppo piena di problemi: il territorio infatti è da sempre terreno di guerra per le due famiglie camorriste della zona, i Capuano e gli Esposito, che non esitano a seminare terrore negli abitanti con ricatti e violenze di ogni tipo arrivando anche a coinvolgere ragazzi giovanissimi (che Don Peppe tenta di allontanare dalla strada organizzando eventi di aggregazione in parrocchia).
Quando in un regolamento di conti viene ucciso per sbaglio Francesco, uno dei ragazzi più attivi in parrocchia Don Peppe, che da sempre aveva manifestato la sua contrarietà alla camorra, decide che è ora di fare di più per combatterla....

Il 19 marzo, nell'esatto ventennale dell'uccisione di Don Diana, è andata in onda la prima puntata di questa fiction in due parti dedicata al coraggioso sacerdote che pagò con la vita (come Don Puglisi in Sicilia) la sua attività contro la camorra.
Premettendo che al di là del risultato trovo sempre sia positivo raccontare storie di personaggi di questo calibro, nel caso in questione il risultato mi è sembrato buono, sopratutto visto che il protagonista è interpretato da Alessandro Preziosi, attore che non ho mai amato nemmeno quando era il famoso Fabrizio Ristori di "Elisa di Rivombrosa", trovandolo troppo legnoso e sopratutto monoespressivo.
Nel ruolo di Don Peppe invece mi è parso migliorato, ha saputo ben rappresentare sia il religioso sia l'uomo, il suo ideale di non violenza, di non fermarsi a criticare a parole ma prendendo una posizione netta con gesti significativi (tipo rifiutare la comunione a un boss)e darsi da fare con proposte concrete non solo per sottrarre i giovani del quartiere facilmente prede dei boss, ma anche per migliorare e dare voce alle persone oneste, che in effetti non mancano.
Le difficoltà, gli ostacoli e sopratutto la mancanza di solidarietà attiva da parte delle alte gerarchie religiose e delle forze dell'ordine non impediranno a Don Peppe e ai colleghi che si schierano a suo fianco di superare dubbi e momenti di sconforto perseguendo la loro strada con testardaggine, anche se il prezzo da pagare sarà alto...e anche se dopo vent'anni sembra davvero che poco sia cambiato.
La fiction mantiene un ritmo incalzante che coinvolge lo spettatore facendolo appassionare alle vicende raccontate senza per fortuna ricorrere all'odioso espediente della storiella sentimentale messa a casaccio, cosa purtroppo comune a molte nostre fiction.
Insomma un buon lavoro sopratutto utile e importante.












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